Introduzione-alla-preghiera-V
Introduzione alla preghiera V
[prosegue il cammino di quaresima]
Preghiera e alleanza
Sappiamo che Gesù era un giudeo praticante e condivideva con il suo ambiente intensi ritmi di preghiera. Seguiva la liturgia ufficiale della Sinagoga. Tuttavia la sua preghiera ha il sapore della novità, di una grande novità, perché è la preghiera della Nuova Alleanza.
La preghiera si colloca dentro questa prospettiva dell’Alleanza, ciò significa che la preghiera è iniziativa di Dio. L’Alleanza che Dio fa con l’uomo, che ha fatto con l’uomo, non è partita dall’uomo, è partita da Lui. Ne consegue che la preghiera è il frutto di questa iniziativa di Dio.
La Nuova Alleanza inaugurata e sostenuta da Gesù, è da lui considerata una relazione di amicizia. Gesù ha preso l’iniziativa di essere vicino a noi e attraverso questa vicinanza ci chiama a vivere questa nuova alleanza. Per rispondere alla sua chiamata mi metto in ascolto del mio cuore che cerca l’amicizia. La preghiera è vivere questa amicizia.
L’Antica Alleanza è descrivibile in una storia che si evolve e si dipana nelle vicende di un popolo. Con Gesù la storia di amicizia è significata dalla preghiera. Non una preghiera isolata chiusa, ma con Gesù e in Gesù.
Gesù, che prega il Padre chiamandolo “Abbà”, ci insegna una relazione unica che lo lega a Dio: la preghiera di Gesù diventa affermazione del suo essere figlio e si traduce in un colloquio. La preghiera filiale rende possibile il dialogo con il Signore. Gesù si ritira a pregare nella solitudine, solo davanti al Padre. Gesù ci insegna a pregare in quella singolare fiducia che sfocia in una comunione autentica.
Prima che la preghiera parta da noi, abbiamo da accogliere il dono della preghiera, perché il dono di questo dialogo, di questo colloquio con Dio non è mai nostro è sempre e soltanto suo. Quando parliamo con Dio non è come parlare con il nostro vicino di casa, ci mettiamo ad accogliere il dono della sua iniziativa, della sua alleanza. Questo non toglie confidenza, ci mette nella prospettiva giusta: non possiamo ritenerci autonomi e autosufficienti nel parlare con lui. Il nostro parlare con lui dovrebbe essere fatto più di silenzio che non di parola. Riceviamo da lui l’iniziativa. E questa iniziativa plasma la nostra vita. Quella vita che Gesù ha condiviso.
Pregare è imparare a stare sotto lo sguardo di Dio (come dicevano i monaci del deserto), è persuaderci che Dio ci ama, ci guarda, sa di cosa abbiamo bisogno. Per questo la preghiera non si identifica con la formula, con le molte parole, ma è radicata nella vita.
Introdurci alla preghiera vuol dire imparare a mettere la nostra vita davanti a Lui, che riconosciamo nostro Salvatore.
Noi preghiamo perché Gesù ha pregato.
Gesù è stato obbediente all’Alleanza con il Padre: è obbediente alla volontà di Dio. Il rapporto filiale, che implica la familiarità, non esclude l’obbedienza sottomessa alla sua volontà, la ricerca della sua volontà.
I due poli della preghiera di Gesù, quelli che strutturano la sua persona e che dobbiamo assumere per noi, sono la consapevolezza di essere resi figli dal Figlio, per cui la nostra è una preghiera filiale e nello stesso tempo di totale dipendenza.
Questo atteggiamento filiale e questa dipendenza diventano atteggiamento di ascolto di fronte alla Parola che ci viene comunicata e alla quale noi rispondiamo.
La preghiera conduce alla semplificazione della vita, imparando un atteggiamento fondamentale di ascolto della Parola e di risposta obbediente a questa Parola, risposta che ci viene dalla Parola stessa. Cioè la parola di Dio viene messa sulle nostre labbra e noi preghiamo con la sua stessa parola (basterebbe richiamare i Salmi).
Allora è vero che il dialogo con lui non è il dialogo come con il mio vicino di casa, ma è un dialogo rivolto a un interlocutore ben diverso!
Per questo la Chiesa da sempre ci ha insegnato a pregare con la Parola stessa di Dio: perché diventi il più possibile paritetica: io parlo a Dio con la Parola stessa di Dio, di cui mi approprio.
La Nuova alleanza sancita da Gesù si rivela nella preghiera personale e nella preghiera della chiesa in Cristo.
La tua volontà, o Dio, è la salvezza di ogni uomo,
per realizzarla hai mandato il tuo Figlio,
che è morto e risorto per noi.
Fammi comprendere il mistero del tuo amore,
donami un cuore grande capace
di accogliere i tuoi desideri,
di modellare su di essi le mie scelte.
Aprimi ad accogliere la tua Parola,
a riconoscerla come luce per i miei passi,
come dono capace di dar senso alla mia vita.
Te lo chiedo ancora per Cristo nostro Signore.
Amen.
Domanda per la meditazione:
Cosa vuol dire tenere le mie mani aperte davanti a Dio?