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20 Febbraio 2021 Off Di Maurizio Bini

Introduzione alla preghiera

[spunti per un cammino di quaresima]

A pugni stretti

Pregare non è cosa facile. Richiede una relazione nella quale tu permetti a qualcuno di diverso da te di entrare nel centro stesso della tua persona, per vedervi quello che tu preferiresti rimanesse nell’oscurità, e per toccare quello che preferiresti rimanesse intangibile. Perché mai vorresti farlo? Far entrare l’altro nella tua vita intima è pericoloso e suscita un atteggiamento di difesa.   La resistenza a pregare è come la resistenza opposta dai pugni strettamente serrati. Questa immagine mostra una tensione, un desiderio di aggrapparti strettamente a te stesso, una voglia che tradisce la paura. La storia di una donna anziana portata in un centro psichiatrico esemplifica questo atteggiamento. Aveva un comportamento selvaggio, brandiva tutto quello che vedeva e spaventava talmente tutti che i dottori avevano dovuto togliere qualsiasi cosa alla sua portata. C’era però una monetina che lei teneva stretta nel pugno e che non voleva lasciare andare. Difatti, ci vollero due persone per disserrare quella mano chiusa. Era come se il suo stesso io se ne andasse insieme con la moneta: se la privavano di quest’ultimo possesso, non avrebbe più avuto e non sarebbe più stata nulla. Era questa la sua paura.

Quando sei invitato a pregare ti si chiede di aprire il pugno strettamente chiuso e di abbandonare la tua ultima moneta. Ma chi vuole farlo? Sulle prime la preghiera è quindi spesso una preghiera dolorosa, perché scopri che non vuoi lasciarti andare. Ti tieni aggrappato a quello che ti è familiare, anche se non ne sei orgoglioso. Scopri che ti stai dicendo: Per me le cose stanno proprio così. Vorrei che fosse diverso, ma ora non è possibile. Le cose stanno così, ed è così che dovrò lasciarle? Pensi che sia più sicuro aggrapparsi a un passato doloroso che confidare in un nuovo futuro. Così riempi le tue mani di piccole, lisce monete, che non vuoi lasciar andare.

Sei ancora amareggiato perché la gente non ti è stata grata per qualcosa che le hai dato, ti senti ancora geloso di quelli che sono pagati meglio di te, ancora arrabbiato perché qualcuno non ti ha sorriso quando gli sei passato accanto. Vivi attraverso queste cose e accanto a queste cose, come se in realtà non te ne importasse… fino al momento in cui vuoi pregare. Allora tutto ritorna: l’amarezza, l’odio, la gelosia, la delusione e il desiderio di vendetta. Ma questi sentimenti non sono soltanto presenti; tu li stringi nelle tue mani come se fossero tesori che non vuoi lasciar andare.

Il distacco viene spesso inteso come uno staccarsi da ciò che ci affascina. Ma talvolta richiede anche un lasciare andare ciò che ci ripugna. Puoi davvero aggrapparti a forze oscure come il risentimento e I’odio. Finché cerchi la rappresaglia, rimani attaccato al tuo passato. Talvolta ti sembra che potresti perderti insieme con la vendetta e l’odio: allora te ne rimani con i pugni stretti, chiusi all’altro che vuole guarirti.

Quando vuoi pregare, dunque, la prima domanda è: Come aprire le mie mani chiuse?

Certo non con la violenza; e neppure con una decisione forzata. Forse puoi scoprire la tua via verso la preghiera ascoltando attentamente le parole che l’angelo disse a Zaccaria, a Maria, ai pastori, e alle donne al sepolcro:”Non aver paura”. Non avere paura di Colui che vuole entrare nel tuo spazio più intimo e invitarti a lasciar andare quello a cui ti aggrappi così ansiosamente. Non avere paura di mostrare la liscia moneta che comunque potrebbe comprare così poco. Anche se sai di avere poco da mostrare, non avere paura di lasciarlo vedere.

Ogni volta che osi lasciarti andare e abbandonare uno dei tuoi tanti timori, la tua mano si apre un poco e le palme si distendono nel gesto del ricevere. Devi essere paziente, naturalmente, molto paziente finché le tue mani siano completamente aperte.

È un lungo cammino spirituale di fiducia, perché dietro un pugno chiuso se ne nasconde un altro e talvolta il processo sembra senza fine. Tante cose sono accadute nella tua vita che ti hanno fatto stringere i pugni, e ad ogni ora del giorno o della notte potresti ritrovarti a stringere di nuovo i pugni per la paura.

Forse qualcuno ti dirà: “Devi perdonarti”. Ma questo è impossibile. Ciò che è possibile è aprire le tue mani senza paura, affinché Colui che ti ama possa spazzar via i tuoi peccati. Allora le monete che consideravi indispensabili per la tua vita dimostreranno di essere poco più che una lieve polvere che una mite brezza disperderà, lasciando dietro di sé soltanto una smorfia o una risata. Allora sentirai un soffio di nuova libertà e pregare diverrà una gioia, una reazione spontanea al mondo e alla gente intorno a te. La preghiera allora viene senza sforzo, ispirata e vivace, o tranquilla e silenziosa. Quando riconosci i momenti di festa e di calma come momenti di preghiera, allora ti rendi gradualmente conto che pregare è vivere.

O Dio
Ho tanta paura di aprire i miei pugni stretti!
Chi sarò quando non avrò più nulla a cui aggrapparmi?
Chi sarò quando starò dinanzi a te a mani vuote?
Aiutami, ti prego, ad aprire via via le mie mani
e a scoprire che non sono ciò che posseggo
ma ciò che vuoi darmi.
E ciò che vuoi darmi è amore,
amore eterno, senza condizioni.
Amen.

Domanda per la meditazione: Che cosa tengo stretto nel mio pugno chiuso?