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SPERARE
Una luce nel buio
Il quadro generale della situazione odierna genera in molti preoccupazioni, paura, sfiducia. Il pessimismo rischia di sfociare in una filosofia dell’angoscia o, quanto meno, nell’apatia e nel disinganno. In mezzo a questo buio, il compito dei credenti è quello di “rendere ragione della speranza che è in loro” (1 Pt 3,t5).
Ma da che cosa nasce questo coraggioso atteggiamento, questa specie di scommessa della fede che spunta sul pieno compimento di ogni aspirazione e desiderio dell’uomo?
Per i credenti l’Avvento è una dichiarazione di speranza: Dio è presente al mondo per condurre ogni uomo e ogni cosa verso una meta di pienezza, che è il Cristo Risorto. Tutta la creazione, nonostante i gemiti e le sofferenze, è in cammino verso la liberazione finale (cf. Rm 8,19-25). In ogni uomo c’è questo confuso e misterioso anelito. Inconsciamente la vita umana è un nodo di speranze, ricerca di un “di più“ di quanto essa possiede, indefinita tensione a un futuro migliore.
Ma spesso ciò che ciascuno alimenta è una speranza parziale (la salute, il denaro, una persona, la riuscita…) che può diventare un assoluto. L’eventuale sottrazione o fallimento di questo falso assoluto non può che portare al crollo psicologico e alla disperazione. Se invece, nonostante i fallimenti, gli scacchi e le delusioni, un uomo è capace di consegnarsi alla vita e di ricominciare fiduciosamente, vuol dire che in fondo c’è una speranza più grande, anche se innominata, un’apertura implicita a ciò che noi chiamiamo Dio. Compito dei credenti è proprio dare un nome e un contenuto alle fragili attese e speranze umane.
Verso il compimento
Il mondo ha bisogno di speranza.
Il cristiano è depositario di una singolare speranza: attende ciò che già possiede. Lo possiede perché Dio, sposando l’umanità, ha già versato la caparra di ciò che in noi e nel mondo porterà a compimento: il nostro futuro è già contenuto nella morte- risurrezione di Cristo.(Fil 1,6)
Avvento, etimologicamente significa : arrivo, venuta, presenza.
Per noi che viviamo nel tempo, questo ci ricorda due cose: che la presenza di Dio è già cominciata, ma anche che essa è appena iniziata e deve ancora crescere e maturare.
La speranza è quindi fondata, ma essa si intreccia con l’attesa paziente, la fiducia e l’amore, perché il futuro di Dio matura tra le difficoltà di una libertà peccatrice e le prove della vita. (Rm. 8,24-25)
La fede, nonostante le contrarietà, ha il coraggio di ancorarsi in Dio sapendo che Egli è fedele per sempre e non viene meno a quanto ha promesso (Ger. 33,14).
Il disegno della speranza
Nella vita di Israele i profeti sono le figure della speranza. Essi orientano l’attesa di un popolo che spesso soccombe alle avversità, sono portatori di un messaggio che ci raggiunge:“Per mezzo dei profeti hai insegnato a sperare nella salvezza “ proclamiamo nella IV prece eucaristica.
In Avvento campeggia Isaia, ovvero «il disegno della speranza» il futuro che la parola divina prospetta non è illusione né pia e sterile consolazione. Alla prova dei fatti, nei frangenti umanamente insuperabili, il Signore promette e realizza soluzioni insperate, che legittimano la speranza. (Is. 40,31)
Costoro non devono mai dimenticare che gli eventi sono nelle mani di Dio, che non delude quanti a lui si affidano. L’esortazione del Salmista è pienamente giustificata (Sal. 27)
Dio non mentisce e i suoi interventi confermano la profonda unità che anima il grande progetto di salvezza, che permette a Paolo di esortare: (Rom. 15,4)
Per l’apostolo, essa è fondata sull’evento di Gesù di Nazareth, nel quale Dio ha portato a compimento il suo amore per gli uomini e ha scritto il nostro futuro. Un disegno che a noi consente di “afferrarci saldamente alla speranza che ci è posta davanti. In essa noi abbiamo come un’ancora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell’interno del velo del santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore”(Eb 6,18-20).
Ma la speranza cristiana non autorizza una fuga dal mondo presente e una estraneità dalla storia. Il credente va incontro al Signore dentro la storia, nel groviglio dei problemi, dei conflitti e delle fatiche, in cui il Regno di Dio si costruisce. Forse in passato i credenti, esorcizzando il mondo in nome dell’eternità hanno disatteso le speranze e le ansie di tanta gente e hanno demandato ad altri ciò che sarebbe stato compito primario della fede.
La preghiera della speranza
La speranza non è tanto inclinazione naturale, quanto frutto della fede, dono da invocare incessantemente nella preghiera: Sal 71.
Nell’attesa che «si compia la beata speranza», la Chiesa accoglie il Signore «che viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo per testimoniare nell’amore la virtù che la anima.»(Prefazio I/A).
Solo così l’attesa del ritorno glorioso di Cristo si riveste di serena fiducia:
« Padre santo, che mantieni nei secoli le tue promesse,
rialza il capo dell’umanità oppressa da tanti mali
e apri i nostri cuori alla speranza,
perché sappiamo attendere senza turbamento
il ritorno glorioso di Cristo, giudice e Salvatore »
(Colletta: I Dom. C).