Sintesi-diocesana-secondo-anno

11 Giugno 2023 Off Di wp_9586384

SINTESI AL TERMINE DEL SECONDO ANNO DEL CAMMINO SINODALE

1) Per la continuazione del cammino sinodale nella nostra Diocesi, quali esperienze scaturite dalla fase narrativa vogliamo continuare e far crescere nei prossimi anni? (Iniziative, progetti, Cantieri iniziati…) Indicate e descrivete brevemente queste esperienze (massimo tre)

  • Cantiere giovani
    Come Diocesi abbiamo scelto di dedicare ai giovani un cantiere specifico che ha iniziato a muovere i primi passi, con il coordinamento del Centro Diocesano di Pastorale Giovanile e della Consulta Diocesana del Centro Diocesano di Pastorale Giovanile, organismo, quest’ultimo, all’interno del quale si è assunta la modalità sinodale per lo svolgimento degli incontri.
    È particolarmente bello notare come i giovani siano capaci di ascolto e precisamente di ascolto profondo; tra loro si avverte una grande sete di vita. La sfida è quella di sapergli dare il nome giusto: Gesù.
    Particolarmente significativo ci è apparso quanto si è messo ultimamente in moto rispetto all’invito alla partecipazione alla GMG di Lisbona della prossima estate.
    Dopo la pandemia convocare e aggregare i giovani appariva in effetti quasi una scommessa, risultata poi vinta -visto il coinvolgimento di tantissimi giovani ben oltre le migliori previsioni – mossi da una autentica ricerca spirituale seppur spesso non verbalizzata.
    Pur non essendo ancora il Cantiere dei giovani formalizzato, vogliamo evidenziare alcune esperienze significative del 2022 che lo hanno preparato: la festa diocesana per la GMG realizzata nel novembre 2022 nella festa di Cristo Re. Vanno ancora in questa direzione esperienze come la Via Crucis dei Giovani, che si svolge in Diocesi il venerdì precedente la Domenica delle Palme, che ha visto il coinvolgimento degli studenti delle scuole superiori attraverso alcuni insegnanti di religione.
    Un altro momento significativo è stato il pellegrinaggio al convento dei Servi di Maria di Monte Senario dal titolo “Sui passi di Maria”.
    Lo scorso maggio la Festa Giovani svoltasi al Convento di Monte alle Croci insieme ai Frati minori della Toscana ha confermato il desiderio di ripartire, di alzarsi senza aspettare che le cose cadano addosso, di non restare fermi e bloccati ad aspettare ma di mettersi in cammino e in gioco, nella consapevolezza che il Signore percorre la nostra strada ed ha a cuore i desideri più profondi di ciascuna e ciascuno. Tra i tanti giovani incontrati è emerso il desiderio di incontrarsi ancora e di fare esperienze belle, mettendosi in gioco in prima persona.
    Queste esperienze mostrano anche come le parrocchie non sono più gli unici luoghi di aggregazione. I giovani infatti – studenti, universitari, lavoratori – si muovono sul territorio sempre più in massa. Anche da qui deriva l’importanza nel tessere relazioni trasversali, tra parrocchie, associazioni, movimenti. È necessario cercare di andare là dove si trovano realmente i giovani e costruire reti affinché questi possano trovarsi e incontrarsi.
  • Apertura sinodale dell’anno pastorale diocesano
    Un’esperienza importante e promettente è stata, nel passaggio dal primo al secondo anno di ascolto, la giornata diocesana di inizio dell’anno pastorale, svolta in modalità “sinodale”.
    Già da alcuni anni si era passati dal “mandato ai catechisti”, inteso in senso più tradizionale che di fatto coinvolgeva solo i catechisti dell’iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi, ad una celebrazione con il “mandato a tutti gli animatori pastorali” per coinvolgere in un respiro più ampio tutta l’attività pastorale della comunità diocesana in tutte le sue dimensioni.
    In un’azione condivisa tra gli uffici pastorali e l’equipe sinodale diocesana, si è strutturato il pomeriggio di domenica 9 ottobre 2022 prevedendo incontri presso tre chiese significative del centro storico di Firenze. In ognuna di queste, cui era stato associato uno dei Cantieri di Betania, si è iniziato il pomeriggio con una meditazione, proposta dall’ufficio di catechesi attraverso l’arte, su alcune opere in esse presenti; successivamente ci si è divisi in tavoli sinodali per far emergere, tramite una scheda preparata dall’equipe sinodale per ogni Cantiere, le esperienze e le priorità più significative.
    Al termine del lavoro ai tavoli ci si è ritrovati poi in cattedrale per la preghiera col Vescovo e la consegna del mandato.
    Si è trattato di un’esperienza molto importante e coinvolgente che ha messo in circolo energie positive e che sarà riproposta anche quest’anno con l’intenzione che diventi prassi consolidata per l’inizio di ogni anno pastorale, con lo scopo di aiutare la comunità diocesana nel discernimento della propria azione pastorale.
  • Verso comunità sempre più inclusive
    Un primo frutto del sensus fidei della nostra Chiesa durante il cammino sinodale è costituito dall’aver preso conoscenza di alcuni cammini di fede intrapresi e portati avanti con convinzione e in spirito di servizio, sotto la guida di religiosi, per persone LGBT+ ed i loro familiari condotte nello stile di accoglienza voluto dal Papa e nel rispetto delle linee dottrinali della Chiesa da lui stesso più volte ribadite, in specie circa la cultura del gender, di cui dovremo tener conto per il prossimo futuro.
    Ci pare bello evidenziare un’esperienza significativa, che si aggiunge a quelle vissute anche in altre comunità della diocesi in cui le famiglie cosiddette “irregolari” – coppie conviventi, famiglie “allargate” ecc. – non sono state lasciate ai margini della vita pastorale, oppure silenziosamente dimenticate, ma sono state coinvolte nella vita e nei servizi che ruotano intorno alla comunità parrocchiale (es. servizi caritativi, accompagnamento nello sport, volontariato di vario tipo…etc).
    Altri percorsi si segnalano nel segno dell’inclusività. In una parrocchia si è ricostituito dopo la pandemia, un gruppo di ascolto della Parola di Dio (principalmente composto dal precedente nucleo delle famiglie) agli incontri del quale hanno preso parte anche coppie omosessuali o non unite dal sacramento del Matrimonio. Nello stile dell’ascolto attento e profondo è stato possibile scoprire o riscoprire realtà, sensibilità, fragilità inattese, spesso intuite ma mai conosciute fino in fondo e queste persone, spesso marginalizzate nelle nostre comunità parrocchiali, hanno recuperato fiducia, consapevolezza e desiderio di porsi al servizio della Chiesa.
    Questo cantiere richiede un più maturo approfondimento anche per esercitare il necessario discernimento, poichè non è sempre facile parlare in modo esplicito delle singole situazioni vissute che richiedono delicatezza e delle quali si ha spesso esperienza solo indiretta.

2) Qual è un’esperienza che vogliamo evidenziare che può servire da stimolo e spunto per le altre Chiese?

  • Un’esperienza per tutti
    Fra le esperienze vissute dalla Chiesa fiorentina in questa prima fase del cammino sinodale possiamo ricordare quella dell’incontro diocesano tenutosi nel novembre 2022, promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale delle persone con disabilità sul tema: “La gioia di una comunità per tutti – Disabilità e inclusione”.
    L’iniziativa ci sembra paradigmatica di un modo nuovo di camminare e fare Chiesa insieme, allo stesso tempo aperta e “inquieta”, nella consapevolezza che ogni persona è unica e irripetibile e ogni volto escluso è un impoverimento della comunità.
    Particolare cura è stata posta nella preparazione dell’incontro coinvolgendo tutte le realtà diocesane (istituzioni, associazioni, parrocchie, famiglie e insegnanti, educatori e formatori, professionisti e volontari, etc…) interpellate dal tema, cercando di fungere da veri facilitatori di sinodalità. La risposta è stata corale di fronte ad un approccio diverso ad una dimensione trasversale nella pastorale e nella vita della Chiesa. Particolarmente efficace è risultato il coinvolgimento diretto delle stesse persone con disabilità, come attori protagonisti, sia in sede di presentazione dei contributi introduttivi alla serata, sia nella partecipazione attiva ai tavoli sinodali svoltisi successivamente che ha permesso di aiutare le comunità a “vedere” e confrontarsi con le persone prima che con le disabilità.
    In questa sede si è dato ampio spazio all’intervento di ciascuno, rimarcando limiti e opportunità di una pastorale che si interroga sulla capacità comunitaria di dare effettivamente uno spazio qualificato a tutti mettendo ciascuno in grado di portare il proprio contributo così come suggerito dalla responsabile del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità.
    Questa iniziativa non si è esaurita nel tempo di una bella serata: tutti i partecipanti sono tornati a casa consapevoli di poter portare nelle proprie comunità e realtà di appartenenza la spinta a una conversione vera dell’approccio personale e comunitario nella pastorale per la disabilità.
    Un aiuto alla successiva riflessione nelle comunità è venuto da una scheda preparata dall’Equipe sinodale diocesana sulla fragilità, relativa all’inclusione delle persone disabili, dal titolo: “Non loro… ma NOI…” pensata e preparata per dare lo spunto ad un cambio di paradigma nell’approccio alle persone disabili, passando ad una pastorale di ascolto attivo, a partire innanzitutto dall’ascolto attento della Parola. Ci siamo chiesti: siamo consapevoli dei nostri atteggiamenti nella fragilità? Conosciamo le realtà che sul territorio seguono le persone disabili? Quali scoperte sono emerse? Quali difficoltà abbiamo incontrato? Quali intuizioni hanno suscitato?
    Per il tema specifico, questa stessa scheda è stata scelta ed utilizzata dal Consiglio Pastorale di una parrocchia della Diocesi che ha incontrato in una sorta di tavola rotonda i diversi attori sul territorio: la direttrice di un centro diurno per disabili, il responsabile di un progetto per il “Dopo di noi”, il docente incaricato della funzione strumentale inclusione della scuola, la coordinatrice della pratica del baskin, il promotore di percorsi di trekking inclusivo. L’incontro si è dimostrato davvero fruttuoso poiché le esperienze illustrate hanno potuto suggerire un cammino condiviso negli intenti, negli orientamenti e nelle iniziative.
    Un secondo incontro ha coinvolto anche famiglie di disabili, facendo emergere i primi semi di iniziative nuove e concrete, in una interazione feconda fra le realtà del territorio. Il Cantiere è attualmente aperto agli ulteriori sviluppi che prenderà il corso della riflessione.

3) Che cosa abbiamo imparato sul camminare insieme in questi due anni? Elencate due aspetti rilevanti

  • Tornare a Cristo ed alla sua Parola per aprirsi alla missione
    La conversazione spirituale ha rimesso al centro il testo biblico e l’atteggiamento di ascolto sinodale, pieno, aperto, profondo, dei fratelli riuniti assieme. Essa può poggiare solo su Gesù risorto (che ha vinto la morte, ogni “morte”) e sull’ascolto della sua Parola. Infatti, solo Gesù riesce ad entrare attraverso le nostre porte sprangate, sigillate dalla paura dell’altro.
    Incontro con Gesù ed ascolto della sua Parola diventano contemplazione quando egli mostra le mani ed il fianco: il crocefisso, il dono totale di amore, è la carne da cui tutti noi siamo nati, è la ferita d’amore di Dio che in Gesù ci genera alla dignità di figli, ed in lui di fratelli. La pace e la gioia fluiscono proprio dalla sua Parola messa al centro, ascoltata e contemplata come scuola di amore: “Amatevi come io vi ho amato”.
    Ed ecco che da questa contemplazione scaturisce la missione; fare pastorale, “uscire”, nascono dalla sovrabbondanza del cuore, in obbedienza alla Parola: la Parola di amore incommensurabile del Figlio che si consegna, in ascolto del volere del Padre, in ascolto del grido del popolo. Ascolto che sa darsi tempi anche prolungati come nell’incontro – tra incomprensioni e dubbi – con i discepoli di Emmaus.
    E proprio questa Parola del Figlio ci dona lo Spirito che non è un’intuizione, quasi una sorta di concetto astratto da sviluppare, ma è una realtà da accogliere che ci dona di vivere nella SS. Trinità e chiede un’accoglienza aperta, ogni giorno di più, come è tipico dell’amore.
    Contemplando l’amore di Dio per l’uomo, sostenuti dall’accoglimento dello Spirito del Signore siamo guidati nel ri-donare amore, nel ri-dire amore con linguaggio comprensibile ad ogni fratello, sempre attenti ed aperti all’ascolto, quali testimoni del perdono di Dio in grado di sanare le ferite dell’uomo e portare la Sua pace.
    Sembrano proprio questi i parametri entro cui potrebbero essere ricondotti i profili della formazione e della missione.
  • La bellezza di collaborare
    Il popolo di Dio che si è messo sinodalmente in cammino ha evidenziato alcune esigenze prioritarie di tipo pastorale: ad esempio la necessità di muoversi nei territori secondo una dimensione interparrocchiale o vicariale.
    Come si vedeva all’inizio per i giovani, non ha più senso, oggi, che i fedeli vecchi e nuovi rimangano barricati come un tempo dentro gli steccati parrocchiali o operare in ambito sociale senza coordinarsi con le associazioni laiche del territorio. La circolazione delle persone e delle idee oggi è tale che è diventato necessario condividere maggiormente proposte e iniziative, assecondare con un coordinamento gli spostamenti delle persone, mettere a disposizione i carismi. Inoltre, le esigenze di formazione alle ministerialità non sempre possono essere colmate all’interno delle singole parrocchie: percorsi vicariali per i catechisti, per i lettori, per gli operatori della carità ecc. possono colmare lacune e senz’altro favoriscono l’ascolto delle esperienze altrui e la condivisione dei cammini.
    A partire da una specifica esperienza abbiamo potuto toccare con mano l’importanza del collaborare insieme. Già dal 2019, all’interno di una manifestazione cittadina annuale coordinata dal Comune, un vicariato, desiderando “uscire” per iniziare a camminare insieme a tutte le donne e tutti gli uomini di buona volontà, si è proposto come punto di collegamento e di coordinamento delle associazioni di volontariato sociale che operano sul territorio, incontrandole con il metodo proposto dal cammino sinodale: una mattinata di incontro in presenza aperta da un input iniziale per poi proseguire con il lavoro ai tavoli, in cui tutti i presenti, e in particolare i membri delle associazioni di volontariato sociale, si conoscono, parlano e si ascoltano.
    La proficuità di questa modalità si è confermata, nel 2022, nell’ambito della stessa manifestazione cittadina, arricchendosi con la presentazione alle scuole superiori del Comune, di una decina di associazioni di volontariato, ancora coordinate dal vicariato: si è così incontrato oltre un migliaio di studenti. Al tavolo del vicariato si sono alternati i rappresentanti di varie parrocchie, che in modo coordinato e sinergico hanno presentato ai ragazzi i servizi di tipo sociale che esse quotidianamente svolgono (oratori, doposcuola, scout, mensa, Caritas, raccolta viveri etc.). L’esperienza, particolarmente apprezzata dalle generazioni più giovani, si sta dimostrando generativa di una nuova sensibilità sociale.
  • Spazi di cambiamento e riforma
    Durante i due anni di ascolto è emerso il bisogno di ripensare agli organismi di partecipazione. In particolare, è apparso opportuno individuare dei referenti laici che non solo diano vita a un organo consultivo e facciano da ponte tra parroco e fedeli, ma anche che gestiscano responsabilmente le situazioni loro assegnate, in sintonia con il parroco. Questo richiede ai laici, ma anche ai presbiteri, una ministerialità più matura, alla luce dello Spirito.
    Nell’ascolto dei contributi pervenuti è emersa – in particolare – la necessità di applicare il principio di sussidiarietà, secondo il quale le comunità si avvicinano alla fraternità dando vita a strutture adeguate alla realtà secondo l’ispirazione dello Spirito. Ciò apre ad una fase di riscoperta dei diversi ministeri volti a realizzare la missione della Chiesa. Il principio di sussidiarietà richiamato è stato accompagnato da due indicazioni espresse in maniera chiara dalle restituzioni pervenute:

    • Collegare e far interagire le varie forme comunitarie in una pastorale d’insieme trovando modalità di collegamento e di integrazione che favoriscano la comunione tendendo così a superare l’autoreferenzialità;
    • Rivalorizzare il ministero del sacerdote-pastore nella sua missione di guida e di ascolto, per la Parola e l’Eucarestia, liberandolo da incarichi e incombenze che gli sono d’intralcio. Si richiede così la riscoperta della presenza originale dei diaconi; e soprattutto di far emergere i ministeri laicali, primi fra tutti il lettorato e l’accolitato (istituiti e volti anche alle donne). Si ravvisa inoltre anche il bisogno di accogliere nuovi ministeri, in particolare per il servizio della carità.